Le gite nei campi di concentramento
Sono passati circa vent’anni.
A settembre, con i colleghi dell’Istituto Comprensivo di Sassello decidemmo di incentrare la nostra attività interdisciplinare sulla Didattica della Shoah; decidemmo di coinvolgere tutte le classi di Scuola Secondaria e di concludere il percorso con un viaggio di istruzione a Dachau, ad aprile dell’anno seguente.
Per alleggerire i quattro giorni (perché comunque di gita si trattava) programmammo di visitare anche la città di Monaco e il castello di Neuschwanstein.
Fu complesso e doloroso affrontare le lezioni in classe, trattare un argomento così delicato e così drammatico rischiava di risuonare come la brutta copia della visione di un film sull’Olocausto.
E fu ancor più complesso e doloroso visitare Dachau ma il gruppo di lavoro, le famiglie, gli studenti e le Amministrazioni Comunali, tutti questi elementi contribuirono a rendere indimenticabile quel progetto e tutto l’anno scolastico.
Il Memoriale di Dachau è silenzioso, nonostante le centinaia di persone che lo affollano. Nessuno parla e chi lo fa lo fa sottovoce; è un segno di rispetto per tutto il male che ha attraversato quella terra e per le migliaia di anime di cui ancora si percepisce la presenza.
Vedere di persona le mura con il filo spinato, le torrette e gli edifici rimasti, le stanze comuni con i letti a castello in legno e le latrine, sentire l’odore acre che ancora pervade i forni crematori e le camere a gas. Queste sono solo alcune impressioni che resteranno in ciascuno di noi.
Sulla via del ritorno in pullman abbiamo riso, cantato, scherzato ma ciò che ci ha lasciato questo viaggio di istruzione è il rispetto della storia e la consapevolezza che quanto accaduto non dovrà ripetersi.
Non dovrebbe ripetersi.
Cara Ministra Roccella,
le sue affermazioni di queste ultime ore mi lasciano interdetto.
Con quale coraggio vuole sminuire il lavoro serio e incondizionato di decine, centinaia, migliaia di persone perbene?
Con quale senso dello Stato e della Costituzione – Lei che ne è garante e rappresentante – intende insultare il mio/nostro lavoro di insegnante?
Con quale senso di responsabilità vuol far crescere i nostri ragazzi?
Oggi assistiamo a genocidi conclamati, al ritorno alla leva militare obbligatoria, alla produzione e diffusione di nuove armi sempre più potenti, a investimenti bellici programmati.
Le assicuro che tutti i partecipanti a quella gita (ragazzi e adulti) non condividono le Sue esternazioni; e alla nostra esperienza unisco tutte le esperienze analoghe che – pur tacendo e nel piccolo – la Scuola italiana ha costruito e realizzato negli anni.
Mi vergogno del suo Ministero.
Spero che faccia un passo indietro, non solamente dicendo – come abitudine dei Suoi Colleghi – che è stata fraintesa e che hanno manipolato le Sue parole ma ritirando ogni sillaba e proferendo un mea culpa chiedendo umilmente scusa. Nel suo ruolo non si deve sbagliare, questo è sicuro.
Grazie.
dal blog il tempo della semina di Dario Caruso